L'ARTE E IL TERRITORIO DEL FRIULI di Gabriella Bucco
Primavera, stagione di piante e fiori. Nella recente letteratura friulana numerosi sono i romanzi che parlano di personaggi femminili legati all’uso delle erbe: Marta Mauro ha descritto nel suo romanzo Anna dei rimedi le vicende di una medisinaria, cioè una curatrice con le erbe vissuta in Carnia nel ‘700, una dei protagonisti dei romanzi di Paolo Morganti è Meliga, benandante esperta di erboristeria. Solo fantasia? La presenza in Carnia di alcuni antichi erbari fornisce fondamenti storici alla realtà romanzesca e fa intuire quali e quante opere d’arte, per niente conosciute e ancor meno valorizzate, si trovino sul territorio carnico.
Lo studio della botanica nasce nell’antichità greca e romana principalmente come attività di interesse medico, legata al bisogno di riconoscere le erbe terapeutiche, tanto che per erbario si intendeva un libro nel quale venivano elencate, descritte e raffigurate le piante, con una particolare attenzione a quelle medicinali.
Gart der Gesundheit
Tra gli erbari precedenti alla classificazione di Linneo, il Gart der Gesundheit (Giardino della salute) è il titolo dell’erbario carnico, mal conservato al Museo Gortani. Di proprietà della famiglia Morassi, è stato studiato da Domenico Molfetta, che ne ha recuperato la copertina a Monaco di Baviera. Fa parte dei primi erbari stampati in Germania, spesso copie di manoscritti medioevali, a loro volta derivati da antiche opere greche e romane, integrati con la cultura popolare e l’osservazione dal vero. Dimenticato in un sacchetto di plastica, è stato riscoperto da Beatrice di Colloredo, funzionaria della Soprintendenza di Udine, che ne ha curato il restauro ad opera del Centro Studi e restauro di palazzo Rabatta a Gorizia, lo ha fatto fotografare presso l’Archivio di Stato di Trieste, che ha donato al Museo di Tolmezzo la documentazione digitale e la strumentazione per poterlo sfogliare virtualmente, peraltro mai messa in funzione. Lo potete vedere esposto or qui or là nella sua polverosa vetrina di plexiglas nel Museo Etnografico, senza una didascalia che ne spieghi il valore culturale e la lunga storia.
Fu infatti stampato ad Augusburg in Germania il 5 maggio 1486, ma è una copia di un erbario stampato a Magonza nel 1485. Il suo archetipo, cioè la prima copia stampata da cui derivano tutte le altre, fu stampata a Magonza da Peter Schöffer, l’ultimo capo stampatore della bottega già appartenuta a Gutenberg, l’inventore della stampa a caratteri mobili. Tra 1484 e 1485 Peter Schöffer immise sul mercato due Erbari, ambedue illustrati a colori. Dei due il primo era un erbario in lingua latina, come mostra il titolo Herbarius invece del tedesco Kraüterbuch. Comprendeva circa 150 capitoli sulle piante medicinali che crescono in Germania, ognuna illustrata con una xilografia e con spiegazione in latino e tedesco. L’autore fu Johann Wonnecke da Kaub (1430 -1503/04), medico capo di Magonza e Heidelberg e poi di Francoforte. Johann Wonnecke firmò non solo questo primo volume, ma verosimilmente anche il più voluminoso Gart der Gesundheit, che Peter Schöffer stampò il 28 marzo 1485. Si tratta del primo erbario in lingua tedesca, che contiene 435 capitoli con circa 520 piante, illustrate da 380 xilografie. Peter Schöffer (Gernsheim, 1425 – Magonza, 1502) era genero di Johann Fust, uno dei finanziatori di Gutenberg, era stato copista a Parigi prima di diventare apprendista di Gutenberg e apportò migliorie tecniche alla stampa. A lui fu affidata la direzione della stamperia Gutenberg, dopo che quest’ultimo fu portato a giudizio da Fust nel 1455 per la restituzione delle somme prestate e dovette cedere i brevetti, morendo in povertà e quasi cieco.
Il lavoro per il Gart der Gesundheit cominciò all’incirca nel 1470, finchè nel 1483 Schöffer ricevette l’intero testo di Johann Wonnecke, che lo compilò consultando manoscritti latini e tedeschi della Renania.
Committente fu il canonico di Magonza Bernhard von Breidenbach (1440-1497) «per la gloria di Dio e l’utilità dell’umanità a delizia dei sani e per la fede e la speranza dei malati». Dal 1483 al 1484 egli viaggiò fino a Gerusalemme compilando anche un diario di viaggio in latino e tedesco. Bernhard von Breidenbach commissionò a Erhard Reuwich (1450 -1505), originario da Utrecht, ma risiedente a Magonza, le xilografie originali del volume. Alcune piante furono per la prima volta disegnate dal vero, qualcosa di totalmente nuovo per il tempo, anche se la qualità delle illustrazioni, forse non tutte di mano di Reuwich, è diversa.
Incunaboli ai primordi della stampa
Il Gart der Gesundheit e l’Hortus Sanitatis, un altro erbario carnico di proprietà privata, sono vere e proprie opere d’arte, molto rare, che testimoniano i primordi dell’arte della stampa. Importante è distinguere la lingua usata: se è tedesco come nel Gart der Gesundheit prevalgono le fonti popolari, se invece è il latino, come nell’ Hortus sanitatis, la derivazione è dai manoscritti classici.
Le immagini delle erbe mostrano molte imperfezioni: prima si eseguiva infatti il disegno dalla matrice xilografica in bianco e nero, poi lo si colorava con i pigmenti, con inevitabili sbavature. Molte immagini si riferiscono alle erbe officinali tuttora conosciute: acetosella, aneto, assenzio, stellaria, finocchio, malva, serpentaria. Si trovano però anche tuberi di fiori come il giglio o piante esotiche come l’aloe e l’alchechengi, poiché il committente viaggiò fino a Gerusalemme. Singolare l’illustrazione delle scatole usate dai cramars, uguali a quelle conservate al Museo Gortani.
Questi volumi sono incunaboli (dal latino incunabula in fasce) come si definiscono i primi prodotti dell’arte della stampa fino al 1500 ca. strutturati secondo gli esemplari manoscritti, ma stampati a caratteri mobili con il sistema inventato da Johann Gutenberg (Magonza 1394-’99 – ivi, 1468). Il costo di questi libri era molto più basso di quelli copiati a mano, illustrati con xilografie, che sostituivano le ben più preziose miniature.
Bisogna anche ricordare che Magonza era una città del sapere e del diritto, il principe Adolfo II di Nassau aveva fondato nel 1477 l’università di Magonza e nei chiostri si studiava medicina e perciò anche la medicina delle erbe, che era da secoli la medicina popolare, gestita dalle donne. Tra queste si può ricordare Hildegard von Bingen (1098-1179) mistica, badessa benedettina, Dottore della chiesa Universale e autrice di Phisica, un testo che, tuttora pubblicato nei paesi tedeschi, propugna una medicina naturale.
Gart: un grande successo editoriale
Il Gart der Gesundheit fu un colossale successo editoriale e costituì il punto di partenza per molte altre ristampe. Nell’agosto 1485 Johann Schönsperger il vecchio (Augusburg, 1455 ca. – ivi, 1521) pubblicò in Augusburg una riedizione dell’esemplare di Magonza di uguale formato e scritto in dialetto bavarese, di cui una copia arrivò in Carnia.
Un erbario che mescolava tavole del Gart des Gesundheit con l’Herbarius Moguntinus fu stampato nel 1491 da Jacob Meydenbach a Magonza. L’erbario, intitolato Hortus sanitatis (Il giardino della salute), era legato alle fonti classiche e colte come dimostra il titolo latino: contiene oltre 1000 capitoli in cui si tratta oltre che delle erbe, di animali, anche mitici, uccelli, pesci e minerali, illustrati con tavole attribuite a Erhard Rewich. Alcune piante sono riconoscibili, in altre predomina la fantasia, come la madragola che aveva la dote di lenire il dolore, ma le cui radici contorte si credeva rappresentassero un uomo che aveva il potere di uccidere con un urlo chi estraesse le radici, che era consigliabile, dunque, far estrarre da un cane. Sono descritte anche creature esotiche, che pochi potevano aver visto, come il coccodrillo, da cui si poteva estrarre un unguento per le malattie della pelle, o fantastiche come il liocorno, che guariva l’infertilità, e le sirene.
L’ Hortus sanitatis è l’ultimo erbario medioevale e descrive le piante europee, prima della scoperta dell’America. Tra il 1491 e il 1499 ben 4 furono le edizioni, una delle quali stampata nel 1511 a Venezia, il maggiore centro editoriale europeo, è stata rintracciata in Carnia, sempre portata da una famiglia di cramars.
Gli erbari dei Cramars
I cramars oltre che mercanti di tele erano mercanti di spezie, riempivano la crassigna o le scatole ovali raffigurate nell’erbario con cinnamomo, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, coriandolo, pepe, zenzero. Spezie importanti per l’alimentazione: mascheravano lo stantio dei cibi, esaltavano i cibi salati più che essere usati come medicamenti.
Come scrive Marina D’Aronco, i cramars si rifornivano a Venezia dove le conoscenze erboristiche erano sfruttate combinandole con ricette mediche orientali. Si recavano in Baviera, Svevia, Franconia e Boemia attraverso il Passo di Monte Croce carnico, i Tauri, la Val Canale seguendo i vecchi itinerari delle strade romane e spesso si stabilivano per i loro commerci nei territori di lingua tedesca. Facile dunque che portassero gli erbari dalla Germania alla Carnia, dove i due volumi ritrovati recano la traccia di una lunga consultazione da parte dei proprietari o di occasionali fruitori.
Libri preziosi, che recano memorie antiche eppure sempre attuali.
Bibliografia:
D. Molfetta, Erboristeria e medicina popolare in Carnia, Graphic Studio, Udine 1984.
G. Ferigo e A. Fornasin, Cramars. Atti del Convegno Internazionale di Studi. Emigrazione, mobilità, mestieri ambulanti dalla Carnia in età moderna, Tolmezzo 8-10 novembre 1997, AGF, Udine 1997. D. Molfetta, I cramars in viaggio, in ibidem, pp. 197-214; M. Di Ronco, Centri di rifornimento a Venezia nei commerci dei cramars., in ibidem, pp. 215-227.
Centro Studi e Restauri di Gorizia, Progetto di conservazione.
Centro Studi e Restauri di Gorizia, Relazione di Restauro.
O. Schneider, Gärten der Gesundheit. Zwei frühe Kräuterbuch-Inkunabeln, 2010.
J. G. Mayer, Die Wahrheit über den Gart der Gesundheit (1485) und sein Weiterleben in den Kräuterbüchern der Frühen Neuzeit, University of Würzburg, gennaio 2011.
Dani Pagnucco, Strolic furlan pal 2019, SFF 2019