SCUOLA E SOCIETÀ - Liceo Artistico Statale "Giovanni Sello"
di Adriano Lecce e Marisa Moretti
Quest’idea nasce così, casualmente, dalle parole di una studentessa che voleva in questo modo giustificare il mancato svolgimento di un compito: “Uffa colpa di mia nonna, ho dovuto passare tutto il pomeriggio per cercarla perché si era persa…, la nonna è fuori di testa”.
Pur essendo abituati alle dure espressioni adolescenziali, la frase lascia il segno.
E porta con sé una reazione.
“Ma tu conosci tua nonna…,ti sei mai fatta raccontare una storia da lei? ti sei mai chiesta che emozioni ha vissuto quand’era bambina…?”.
Alla risposta “No” è scattato qualcosa. Una domanda prima di tutto:
“Perché ?”.
Sguardo attonito, silenzio colpevole. In quel momento ho capito che c’era spazio per lavorarci su. Per ricucire uno strappo che meritava di essere visto, riconosciuto e, magari, ricucito.
La distanza generazionale porta a vedere da parte dei giovani, potremmo dire tutti indistintamente, un divario insormontabile tra loro e gli anziani della famiglia (che poi “anziano”, per loro, per i giovani, è un termine fluido) che spesso sono considerati “vecchi”, senza pensare che, tutto quel tempo vissuto, non è solo tempo, ma è anche un contenitore di innumerevoli esperienze, di eventi, di emozioni. E soprattutto, mi sono chiesto, pensano mai che anche i “vecchi” sono stati bambini e, come loro, ragazzi?
Lo riconosco, è un pensiero alieno, eppure riuscire a immaginare il nonno e la nonna bambini, accorcia le distanze, porta forse due mondi a interagire in un delicato dialogo di rispetto e conoscenza.
Da qui l’idea condivisa di intraprendere una sperimentazione didattica interdisciplinare, tra alcune materie: Lingua italiana (prof.ssa Anna Manfredi), Lingua inglese (prof.ssa Evelin Busetto), Discipline Grafiche (prof. Adriano Lecce), Laboratorio di Grafica (prof.ssa Marisa Moretti); la classe coinvolta in questa esperienza è stata la 3^ A, indirizzo Grafica.
Il lavoro è stato sviluppato in un primo momento con una ricerca individuale, volta alla scoperta di esperienze e di episodi vissuti dai propri nonni, con interviste guidate e suggerite dall’insegnante di Italiano. Successivamente gli allievi hanno redatto i materiali sotto forma di racconto e tradotti con la supervisione dell’insegnante di lingua inglese.
Nel laboratorio di grafica, sono state ideate le illustrazioni che colgono i momenti significativi delle narrazioni, successivamente elaborate graficamente con le tecniche dell’acquaforte e acquatinta.
Tutto il materiale sviluppato è stato poi integrato in una forma grafica-editoriale di “piccolo libro” quale custode dell’esperienza.
Questa esperienza didattica, nella sua semplicità, ha permesso di recuperare quel senso che la scuola dovrebbe sempre affermare: aprire le menti dei suoi studenti a valori che dovranno sempre coltivare e difendere, che li farà crescere cittadini consapevoli, costruttori di un mondo migliore.
NASCONDINO:
testimonianza di nonna Anna
di Daniele Botto
Erano circa le 18:30 di una serata tiepida di metà maggio, stavo tornado a Caroli da Cave con miei amici. Prima di tornare a casa, dove c’erano, suonavamo i campanelli e poi scappavamo! Avevo 10 anni e anche i miei amici avevano circa quell’età. Mi ricordo bene che quella sera avevo un vestitino nuovo che me lo avevano regalato per il mio compleanno che era da poco passato. Il vestitino era a quadratini tipo scozzesi che aveva la trama a righe rosse e verdoline, quadratini bianchi e nero-verdi, quadratini bianchi a righe nere e aveva i polsini. Come ogni sera dopo cena, verso le 20:00, sono uscita a giocare a nascondino. Eravamo una bella squadra, ragazzini e ragazzine di varie età: chi più vecchio e chi un po’ più giovane, poco meno di una ventina. Toccava a me stare sotto e contare. Quando ho finito la conta, sono partita alla ricerca dei miei compagni di gioco. Sono entrata nel corridoio buio delle legnaie: le legnaie erano “su due piani”. Mi sono arrampicata sulla porta della seconda legnaia, quella “alta”, per vedere se sopra c’era qualcuno e ho sentito dal fondo del corridoio: “Alla carica!!!”. Per fare più in fretta di loro mi sono mollata per saltare giù e ho sfondato la tavola del corridoio e sono finita nella legnaia sotto, per fortuna su un mucchio di segatura dove vicino c’erano tanti vetri rotti! Nella legnaia c’era un profumo di legna, specialmente di abete e faggio. Gli altri non sapevano più dov’ero sparita e sono andati tutti a battere “libera me!” Dopo un po’ che chiedevo aiuto dal fondo della legnaia urlando, si sono accorti che ero finita li sotto. Purtroppo non c’era nessun proprietario della legnaia e perciò non si poteva né entrare né uscire dalla porta. I miei amici, tra cui Walter, Tonino e suo fratello Salvatore, Mirella, Maria detta Mimi, Francesco Luigi detto Ciko, Paola, Luisa, Maida non sapevano come fare per tirarmi su perché avevano paura di andare a chiamare i genitori. Allora sono andati a cercare una corda di quelle grosse per scalare e me l’hanno mandata giù, dicendomi come dovevo legarmi perché avevano l’intenzione di farmi uscire da dove ero entrata. Siccome ero ben messa, cicciottella, hanno fatto fatica a tirarmi su. Quando, finalmente sono riusciti a tirarmi su, non riuscivo più ad uscire dato che il buco era stretto.
A forza di tirare sono riusciti a farmi uscire con la testa e un braccio, mi hanno preso per il braccio e mi hanno tirato. Quando finalmente sono riusciti a tirarmi fuori, il vestito si è rotto lungo la manica. Quando ho visto che ero tutta intera, non mi ero rotta niente ma il vestitino si era rotto sono scoppiata a piangere perché avevo paura di andare a casa. I miei amici mi hanno consolato e mi hanno accompagnato a casa e hanno spiegato ai miei genitori cos’era successo. I miei genitori erano contenti che non mi ero fatta niente e che ero tornata a casa. Così si è conclusa la mia avventura del nascondino.