12 Avrîl 2018
La formica e l’orchidea
TRA I SENTIERI DELLE FIABE A CURA DI ANGELICA PELLARINI
La mamma le aveva detto di non andare fin lassù, che sarebbe stato prematuro per la sua età affrontare i pericoli di un posto sconosciuto. Ma lei si era arrampicata lo stesso, incurante delle raccomandazioni. Del resto era una formica giovane e forte lei, glielo dicevano tutte le compagne della colonia di Monterra. Ora si trovava in cima a quell’orchidea chiamata “manina profumata” dopo aver superato i grappoli di fiori rosa-antico disposti lungo lo stelo flessuoso ed esserne stata inebriata dal loro profumo. Da lassù spaziava con la vista sul magnifico prato fiorito. Salutò la mamma china su un bastone che sembrava piccola come… una formica e non riusciva per i suoi dolori ad alzare la testa. Com’era bello il campo davanti ai suoi occhi! Venne un colpo di vento e lei si aggrappò al fiore per non cadere. Poi la vide: una moto-falciatrice avanzava sferragliando e stroncando tutto quello che incontrava sulla sua strada. La guidava un uomo a torso nudo con un cappellaccio di paglia in testa. Sarebbe arrivato fin lì e avrebbe abbattuto anche il fiore su cui si trovava. Doveva salvare quella bellezza a tutti i costi. Si guardò intorno, agitando le antenne per richiamare qualcuno. Passò sopra di lei ronzando un’ape. Si avvicinò per chiederle cosa volesse. «Ah!, no - disse - ho le zampe piene di polline appena prelevato e non ho posto per portarti». Passò una farfalla gialla e nera e atterrò sul calice di un grappolo del fiore. «Portami fin sopra quell’umano - le chiese la formica - devo compiere una missione». La fece salire in groppa e con un volo saltellante e irregolare volò verso l’obiettivo. La formica stette male per tutto il viaggio come un navigante nel mare in tempesta. Alla fine riuscì a non sporcare con il suo vomito il bellissimo mantello su cui si trovava. Quando la farfalla fu sopra, la formichina si lasciò cadere sulla schiena del contadino. Mancava poco per raggiungere il bordo del prato dove si trovava la “manina profumata”, rara ed elegante fra tanti fili ondeggianti e colorati. Si affrettò a camminare sulla pelle, viscida per il sudore, alla ricerca del punto migliore dove agire; quel suo veloce movimento fece infastidire l’uomo che cominciò a grattarsi con tutte e due le mani alla ricerca dell’insetto da scacciare. Nel far questo, abbandonò il manubrio e la falciatrice deviò la traiettoria risparmiando il fiore. Ma una manata raggiunse comunque la formichina, che, prima di essere schiacciata infilò il suo pungiglione e iniettò un bel po’ di acido formico nel corpo dell’uomo. Il bruciore diventò talmente forte che egli dovette andare a curarsi prima di aver finito il lavoro. La mamma-formica, vedendo che la figlia non scendeva se ne andò zoppicando sulle sue sette zampe. Egidio Babuin