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12 Avrîl 2018

La legge dello specchio

PSICOLOGIA DEL BENESSERE A CURA DI SARA GRASSI

È una delle verità psicologiche più scomode da esplorare, ma anche una delle più importanti per la propria evoluzione personale. Partiamo con un’antica storiella che il Buddha raccontava ai suoi allievi: “La storia dei due cani”. Si racconta che un giorno in un villaggio un cane entrò in una stanza e ne uscì ringhiando, poco dopo un altro cane entrò nella stessa stanza e ne uscì scodinzolando. Una donna li vide e, incuriosita, entrò nella stanza per scoprire cosa rendesse l’uno infuriato e l’altro così felice. Con grande sorpresa scoprì che la stanza era piena di specchi! Il cane felice aveva trovato molti cani felici che lo guardavano, mentre il cane arrabbiato aveva visto solo tanti cani arrabbiati che gli abbaiavano contro. Quello che vediamo nel mondo intorno a noi è un riflesso di ciò che siamo. Questa storia rappresenta una verità facilmente dimostrabile, vi basta entrare in un qualsiasi bar e ordinare un caffè: se lo ordinerete con gentilezza e cortesia è molto probabile che otterrete un riscontro altrettanto garbato, se invece entrate con fare scontroso e ordinerete in modo prepotente, è molto probabile che il servizio non sarà dei migliori. Se però non siamo consapevoli di che cosa rimandiamo al mondo, potremmo essere proprio noi gli artefici delle nostre giornate storte. La legge dello specchio indica che il tuo mondo esterno è il riflesso del tuo mondo interno. Un mio vecchio professore un giorno ci disse: “Ragazzi, le persone che nella vostra vita vi irritano di più sono i vostri più grandi maestri perché vi indicano le parti di voi su cui dovete lavorare di più!”. Le tre aree su cui si sviluppa la proiezione sono: 1. Mi dà fastidio ciò che vedo perché non mi piace una parte di ciò che sono: se ad esempio nell’assistere a un diverbio verbalmente aggressivo, continuiamo a rimuginare insistentemente su quanto sia sbagliato e ingiusto, molto probabilmente giudichiamo sbagliata anche la nostra aggressività e la teniamo rigidamente sotto controllo. Nel vederla espressa dagli altri, aumenta il timore che anche la nostra spinta aggressiva possa manifestarsi. Se l’aggressività interna fosse ben integrata in noi, non ci darebbe molto fastidio, se non lo stretto necessario per allontanarsi da una situazione che semplicemente non ci piace. 2. Mi dà fastidio ciò che vedo perché è proprio ciò che vorrei essere o diventare: ricco, famoso, spigliato, libero, trasgressore, ambizioso, esibizionista? Chi ci irrita per il suo modo di fare a volte ci ricorda come noi intimamente vorremmo essere. Ma nel non riuscirci, preferiamo giudicare e criticare l’altro piuttosto che concentrarci su di noi e su come far fiorire le nostre potenzialità. Passare dall’invidia all’ammirazione è la chiave per sciogliere questo ostacolo. 3. Mi dà fastidio ciò che vedo perché mi ricorda ciò a cui ho dovuto rinunciare: se ad esempio abbiamo avuto dei genitori severi che non ci permettevano di lasciarci andare al divertimento, di esprimerci liberamente, di sporcarci… è probabile che vedere dei bambini chiassosi che giocano animatamente, ci provocherà un intenso fastidio. Che sarebbe immediatamente superabile se ci permettessimo di fare altrettanto e riderne di gusto! Se ci diamo la possibilità di rivivere ciò che abbiamo perso o di viverlo attraverso gli altri, con gioia, lasciando andare il rancore, allora potremo far pace con noi stessi e la nostra storia e aprirci con speranza alla vita. Questi passaggi non sono facili, perché richiedono una presa di responsabilità diretta sulla nostra vita. È più facile protestare contro il mondo per le cose che non vanno, più difficile agire su ciò che realmente possiamo cambiare, cioè noi stessi! Non dobbiamo però giudicarci per le fragilità che possono emergere, ma guardarle con affetto. Non sono difetti da eliminare, ma parti di noi che vanno integrate e armonizzate nella nostra personalità.

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