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25 Març 2019

Luigi Baschiera industriale e filantropo

DI LÀ DA L'AGHE, SPILIMBERGO di Gianni Colledani

Luigi Baschiera, nato a Clauzetto nel 1839, esce da una delle più agiate famiglie dell’alta Val Cosa, nota per aver dato i natali a decine di prelati, avvocati e notai. Insomma, una famiglia ricca di soldi e di ingegni, da cui era uscito anche il celebre don Antonio Baschiera, laureato in teologia, condiscepolo e amico di Rosmini all’Università di Padova, professore del seminario di Portogruaro, la cui figura ispirò Ippolito Nievo per l’incompiuta opera "Il pescatore di anime".
Luigi partì giovanissimo dalla borgata Dominisia per Venezia dove si laureò in chimica. Nel 1875 fondò in sestiere Cannaregio, fondamenta di San Giobbe, una notissima fabbrica di fiammiferi e cerini (che in breve divenne la seconda più importante d’Italia) che impiegava quasi mille dipendenti. In pochi anni la produzione ebbe uno sviluppo straordinario. I fiammiferi della ditta “L. Baschiera e C.” si diffusero non solo in Italia ma anche all’estero, in particolare in Turchia e in Grecia. Visto lo straordinario successo di questo umile ma utilissimo strumento, nel 1887, egli decise di riedificare ex novo la fabbrica, nel medesimo sito, a quattro passi dall’odierna stazione ferroviaria di Santa Lucia, con criteri innovativi e manageriali. Come è dato di vedere sulle scatole degli zolfanelli, il sestiere di Cannaregio si connotò di edifici imponenti e di fumanti ciminiere.
Luigi Baschiera fu un imprenditore acuto e illuminato, un uomo dal multiforme ingegno. Nel frattempo avviò anche un’altra importante attività: la “Fabbrica Maglierie Luigi Baschiera Venezia”. A causa della gravosa imposta sulla fabbricazione dei fiammiferi introdotta nel 1895 dal governo per far fronte alle enormi spese sostenute per la guerra d’Eritrea, il settore subì una crisi che portò il cav. Luigi a fondersi con altre realtà consimili dando vita, nel 1898, alla famosa SAFFA (Società Anonima Fabbriche Riunite Fiammiferi e Affini) che continuerà l’attività fino agli anni ’50 del secolo passato.
Baschiera, pur vivendo nel suo palazzo in riva al Canal Grande, frequenta assiduamente Dominisia dove ritorna per coltivare alcune sue passioni primarie: l’agricoltura, la caccia e l’uccellagione. Vari lavoranti, gestiti da un gastaldo, gli tenevano in vita una grande vigna, vari frutteti con ogni ben di Dio, una stalla con le più belle vacche della vallata, e delle meravigliose faggete dove nessun
albero doveva essere abbattuto. Tutte le sue proprietà erano tenute in perfetto ordine e l’ambiente curatissimo.
L’amore per il paese lo portò a realizzare a proprie spese vari manufatti di interesse pubblico tra cui l’acquedotto consortile di Dominisia che si alimenta dalla sorgente sotto Sompforcjâl, tuttora esistente e funzionante. è celebre la sua battuta: “Jo met i bêçs e vossatis il lavûer”.
Da benefattore e filantropo soccorreva in tanti modi le persone disagiate provvedendo, in caso di infermità e malattia, a saldare le spese mediche e il conto in farmacia. Aveva veramente a cuore le sorti della sua gente, non solo di Clauzetto ma dell’intera pieve di Asio. Fu anche un apprezzato pubblico amministratore.
Della grandiosa fabbrica di fiammiferi che, per manodopera impiegata, era seconda solo al celeberrimo Cotonificio, restano alcune vestigia: l’ingresso dello stabilimento con l’insegna e una ciminiera diroccata. L’area ex SAFFA è stata recuperata come zona residenziale. Ci sono oltre duecento case, un campiello e una serie di calli, tra le quali spicca una “Calle del Solfarin” (il nome veneziano dello zolfanello/fiammifero) e una “Calle Baschiera” con cui il Comune di Venezia ha inteso onorare il suo, e nostro, sagace
imprenditore.
Luigi Baschiera morì nella sua Dominisia nel 1908 ed è sepolto a Venezia.
 

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